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Open Data Maturity Report 2020

16 dic 2020

La sesta edizione dello studio di Capgemini Invent evidenzia l’evoluzione degli Open Data in Europa e come si stiano capitalizzando gli sforzi per migliorarne qualità, interoperabilità e impatto

Milano, 16 dicembre 2020 – Capgemini Invent ha pubblicato la sesta edizione del report che analizza il tasso di maturità dell’Europa in ambito Open Data. Lo studio, dal titolo “Open Data Maturity Report 2020”, registra i progressi compiuti dai paesi europei nel promuovere la pubblicazione e il riutilizzo degli Open Data e le diverse priorità stabilite dai singoli stati per facilitarne l’uso. Il report è stato elaborato su richiesta della Commissione Europea nell’ambito dello European Data Portal* e coordinato da Capgemini Invent.[1]

Nell’edizione 2020 sono stati individuati tre trend rilevanti:

Incremento delle performance: la pandemia di COVID-19 ha evidenziato la reale necessità di dati

L’Europa è ben posizionata per raggiungere gli obiettivi fissati in materia di Open Data e per rendere gli stessi disponibili ai cittadini. Quest’anno si è registrato un incremento del tasso di maturità dei sistemi di Open Data sviluppati dai paesi europei, tanto che il punteggio medio raggiunto dai ventisette Stati membri è pari al 76%, con un aumento di 10 punti percentuali rispetto al 2019. L’incremento è stato registrato in tutte le aree prese in esame rispetto a quanto rilevato lo scorso anno e si evince in maniera chiara una maggiore concentrazione dei paesi nella fascia più alta dei punteggi.

La pandemia di COVID-19 ha fatto anche registrare una maggiore enfasi sull’importanza di raccogliere e rendere disponibili al pubblico i dati in modo sistematico: la necessità di rispondere all’emergenza ha infatti portato molti paesi a iniziare a pubblicare i dati e a sviluppare iniziative e dashboard per renderli più comprensibili e intuitivi.

Dalla quantità alla qualità: garantire l’interoperabilità

Con l’incremento del tasso di maturità delle offerte di Open Data da parte dei diversi paesi, l’attenzione si è spostata dalla quantità di dati messi a disposizione alla loro qualità, non considerata come fattore a sé stante ma piuttosto come un elemento di base per l’interoperabilità, ovvero la capacità di collaborare in ambito locale e oltre confine, rendendo più facile lo scambio di dati tra i vari sistemi informatici. Questo focus maggiore consente ai re-user di valorizzare i dati per creare nuovi prodotti e servizi.

Dalla pubblicazione al riutilizzo: sfruttare l’impatto creato

Generare un impatto positivo sulla società e sull’economia attraverso la pubblicazione di Open Data è sempre stato l’obiettivo finale dell’ampio sforzo pluriennale messo in campo in tutta Europa. Misurare questo impatto è un compito complesso e non esiste ancora una visione comune su come farlo al meglio: molti paesi europei stanno comunque svolgendo con successo una serie di attività per capire e identificare in che misura gli Open Data vengono riutilizzati e come viene creato valore, impegnandosi con le comunità di re-user. La Commissione Europea ha in programma di utilizzare questi studi come punto di partenza per sviluppare un framework condiviso nei prossimi anni.

Il diagramma sottostante mostra come è stata valutata la maturità degli Open Data nei vari paesi attraverso quattro categorie indicative, che vanno dai “Trend-setter” ai “Principianti”:

“L’evidente picco del tasso di maturità degli Open Data mette in evidenza gli sforzi dei paesi europei verso un approccio più centrato sul cittadino nello sviluppo delle pratiche relative a quest’ambito”, ha affermato Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia. “Impegnandosi con le comunità di re-user di Open Data, l’Europa svilupperà una migliore comprensione del forte impatto che questi sistemi possono raggiungere”.

“Dopo molti anni dedicati allo sviluppo degli Open Data in Europa, è con grande soddisfazione che osserviamo come gli Stati membri abbiano raggiunto determinati livelli, anche con risposte tempestive all’emergenza COVID-19”, ha continuato Domenico Leone. “C’è ancora molta strada da fare, ma il successo ottenuto dai paesi più efficienti sta spronando tutti a fare di più e meglio”.

Note finali:

  • I paesi presi in esame comprendono i ventisette Stati membri dell’Unione Europea, oltre ai paesi membri dell’AELS: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Per la prima volta quest’anno il processo ha visto la partecipazione dei paesi del “Partenariato orientale” (Azerbaigian, Georgia, Moldavia e Ucraina), nonché del Regno Unito in seguito alla prevista uscita del paese dall’Unione Europea.

*European Data Portal

Il termine Open Data fa riferimento alle informazioni raccolte, prodotte o acquistate da organi pubblici e che possono essere utilizzate, modificate e condivise da chiunque. Tra i benefici degli Open Data troviamo l’incremento della trasparenza e delle responsabilità delle istituzioni, oltre a benefici sociali ed economici tangibili per cittadini, imprese e per l’intera società. Lo studio di Capgemini Invent del 2020, dal titolo “The Economic Impact of Open Data – Opportunities for Value Creation in Europe”, stimava un valore di mercato tra i 199 e i 334 miliardi di euro per gli Open Data entro il 2025, coinvolgendo direttamente o indirettamente quasi 2 milioni di cittadini europei. Lo European Data Portal raccoglie le informazioni sui dati diffusi dai paesi europei e a oggi copre 35 paesi e 81 cataloghi, unendo oltre un milione di set di dati provenienti da tutta Europa e offrendo un’ampia gamma di risorse per apprendimento e casi d’uso.

Per ulteriori informazioni e per accedere al report completo, cliccare sui seguenti link:

[1] L’implementazione dello European Data Portal è guidata da Capgemini Invent in collaborazione con Intrasoft International, Fraunhofer Fokus, con terra, Sogeti, University of Southampton, Time.lex, 52 North e The Lisbon Council per conto della Commissione Europea.