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Le utility devono adattare rapidamente i propri modelli di business e puntare con decisione sull’innovazione per affrontare le nuove realtà del mercato

28 ott 2016

Milano, 28 ottobre 2016 – Capgemini, uno dei maggiori provider mondiali di servizi di consulenza, tecnologici e di outsourcing, ha pubblicato oggi la diciottesima edizione dello studio annuale European Energy Markets Observatory (EEMO) realizzato in partnership con i team I4CE e Vaasa ETT. Lo studio rivela come un rapido incremento nella quota di energie rinnovabili abbia destabilizzato i mercati all’ingrosso dell’elettricità che, di conseguenza, restano parecchio instabili e con prezzi bassi (talvolta inferiori a quelli di generazione) che mettono a repentaglio lo stato di salute delle utility. Lo studio sottolinea quindi come le utility debbano adattare rapidamente i propri modelli di business a queste nuove realtà e accelerare le iniziative di digital transformation rivolte a produttività, agilità e innovazione per migliorare la redditività.

Come evidenziato in occasione della COP21 di Parigi, la priorità per i governi di tutto il mondo è quella di limitare l’aumento della temperatura del pianeta a 2°C (o meno) riducendo le emissioni di gas serra. L’Unione Europea ha fissato un target di riduzione dei gas serra pari al 40% entro il 2030, dando conseguentemente il via a grandi investimenti a favore delle energie rinnovabili. L’incremento delle rinnovabili nel mix elettrico ha provocato la destabilizzazione del mercato dell’elettricità; questo solleva una serie di quesiti circa i modi alternativi che avrebbero potuto essere scelti per arrivare al medesimo risultato mitigando però l’impatto sofferto dalle utility.

Antonio Barile, Vice President Head of Energy & Utilities Sector in Capgemini Italia dichiara: “Da molto tempo il ritmo dello sviluppo delle energie rinnovabili è dettato da obiettivi regionali, anziché da una programmazione degli investimenti secondo le esigenze di infrastrutture e consumatori. Ora dobbiamo massimizzare i progressi compiuti nella tecnologia per creare sistemi di stoccaggio competitivi, per esempio avvalendoci di batterie in grado di ottimizzare l’utilizzo dell’energia che viene prodotta”.

I tre principali risultati che emergono dalla nuova edizione del report European Energy Markets Observatory sono i seguenti:

  1. La flessione dei prezzi delle rinnovabili continua a decrescere

I costi delle energie rinnovabili hanno continuato a scendere nel corso degli ultimi 12 mesi[1]: i prezzi dell’energia eolica onshore stanno diventando competitivi, mentre quelli offshore sono diminuiti per la prima volta fino a toccare €87/MWh. Inoltre sta proseguendo la flessione dei costi delle installazioni fotovoltaiche, con un’ulteriore riduzione del 20% attesa nei prossimi tre anni.

Dal 2004 l’Europa ha dimostrato la volontà di ricercare, sviluppare e installare queste tecnologie totalizzando investimenti a favore delle rinnovabili per 750 miliardi di euro, pari a un quarto dell’investimento globale totale nonostante la popolazione rappresenti solo il 7% di quella mondiale. Ciò dimostra la determinazione dell’Europa ad adottare, in alcuni casi fin troppo rapidamente, queste tecnologie prima ancora che diventino competitive.

Questa politica proattiva ha condotto a costi di acquisto significativamente superiori rispetto a quelli di generazione sostenuti dalle utility. I relativi sussidi sono finanziati dal consumatore finale attraverso specifiche imposte che alzano i prezzi di vendita al dettaglio. La Germania, per esempio, è uno dei Paesi europei più dinamici[2]: i consumatori tedeschi pagheranno 20 miliardi di euro in imposte supplementari nel 2016, con il 25% del totale riferito a sussidi per le energie rinnovabili[3].

Secondo Antonio Barile: “Sono necessarie ulteriori iniziative di ricerca e sviluppo e industrializzazione per poter sfruttare la discesa dei prezzi dell’energia rinnovabile. È urgente anche una riforma dell’attuale sistema di sussidi, costoso e non giustificato per energie che stanno ormai maturando. In parallelo occorre riformare il mercato europeo del carbone, applicando per esempio imposte o soglie minime di prezzo per incentivare gli investimenti mirati all’abbandono di questa risorsa”.

  1. I mercati all’ingrosso dell’elettricità restano molto instabili e i prezzi bassi mettono a rischio lo stato di salute delle utility, che devono accelerare la propria trasformazione per accrescere la redditività

La crescita delle rinnovabili all’interno di un mercato che sta vivendo una fase di eccesso di capacità combinata con un basso livello dei prezzi di gas e petrolio ha provocato una flessione dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità, scesi a inizio 2016 a €22/MWh rispetto ai €40/MWh di costo medio nel 2015.

Con la priorità assegnata in ordine di merito alle rinnovabili, le utility stanno chiudendo come negli anni passati le centrali a gas o a carbone, che funzionano per periodi troppo brevi per poter essere redditizie. Di conseguenza quest’anno dovrebbero essere ritirati dal mercato 7GW di capacità che si aggiungono ai 10,7MW del 2015 portando a un deterioramento dei conti delle compagnie elettriche. Il ritiro di questa capacità, utilizzata per rispondere ai picchi di domanda, indebolisce la sicurezza delle forniture.

Ad aggravare l’instabilità è arrivata anche la Brexit, che ha reso assai più complicato finanziare nuove infrastrutture, aggiungendosi ai fattori che impattano la già preoccupante sicurezza delle forniture elettriche della Gran Bretagna.

Con la deregolamentazione dei mercati, una parte significativa del fatturato delle utility resta esposto ai bassi livelli dei prezzi all’ingrosso, continuando così a deteriorarne la situazione finanziaria. Le utility stanno urgentemente cercando soluzioni per superare queste sfide. Due importanti compagnie elettriche tedesche hanno deciso di scindersi in due: la produzione basata sul carbone da una parte, le rinnovabili insieme con il nucleare, le reti di distribuzione, il marketing e i servizi dall’altra. Resta da verificare se una soluzione del genere avrà successo.

È essenziale che le utility adattino i propri modelli di business ai cambiamenti fondamentali in atto sui mercati come la decentralizzazione della produzione, l’incremento delle rinnovabili, le nuove richieste dei consumatori (in particolare di servizi legati all’energia) e l’arrivo di nuovi operatori. Devono semplificare le loro organizzazioni e accelerare la digital transformation per aumentare la produttività, promuovere flussi redditizi di ricavi e diventare più agili e innovative”, dichiara Antonio Barile.

  1. Attraverso le transizioni in atto nel settore dell’energia, emergono nuovi modelli di produzione e consumo che rappresentano una sfida per i gestori delle reti

I gestori delle reti di distribuzione devono bilanciare la produzione, divenuta più incerta a causa della crescente proporzione di rinnovabili, con i consumi (variabili per loro natura). Col tempo, con l’avvicinamento della produzione decentralizzata e dei consumi combinato con i risparmi energetici, le reti elettriche potrebbero distribuire meno elettricità. Prima che questo accada, gli operatori di rete devono investire nelle smart grid.

I gestori di rete guardano alle tecnologie di stoccaggio per riuscire a equilibrare la domanda con la produzione. Una di queste forme di stoccaggio riguarda le batterie; pur rimanendo costoso, il prezzo delle batterie agli ioni di litio sta scendendo e continuerà a farlo offrendo pertanto una valida soluzione per l’immagazzinamento dell’energia.

Un altro modo per raggiungere l’equilibrio tra offerta e domanda è quello di rendere più flessibili i consumi attraverso segnali sui prezzi che riflettano i bassi costi di produzione quando le rinnovabili producono grandi quantità di energia. Antonio Barile continua: “I gestori delle reti di produzione giocano un ruolo sempre più centrale nelle operazioni di mercato, con una forte attività collegata a impianti rinnovabili, installazione di contatori intelligenti e sfruttamento degli enormi volumi di dati provenienti da questi ultimi. Tali dati, che contengono informazioni interessanti sui comportamenti dei consumatori, potrebbero essere resi disponibili – a certe condizioni – agli stessi consumatori oltre che agli operatori del mercato: i distributori diventerebbero così anche fornitori di dati”.

Lo studio conclude che, anche se è essenziale che l’Unione Europea acceleri l’implementazione delle riforme necessarie, in particolare quelle relative al mercato del carbone e al finanziamento delle energie rinnovabili, esiste la necessità di una trasformazione dei principali player del mercato delle utility, soprattutto in direzione dell’innovazione e di nuovi modelli di business capaci di promuovere flussi redditizi di ricavi.

Lo studio European Energy Markets Observatory è una pubblicazione annuale realizzata da Capgemini che tiene sotto controllo i principali indicatori dei mercati europei dell’elettricità e del gas seguendo gli sviluppi e le trasformazioni di questi settori. La diciottesima edizione, che attinge principalmente a dati pubblici combinati con le competenze di Capgemini nel settore dell’energia, prende in esame i dati relativi al 2015 e all’inverno 2015/2016. Analisi specialistiche relative ai cambiamenti del clima e al comportamento dei clienti sono state fornite rispettivamente dai team I4CE – Institute for Climate Economics – e Vaasa ETT.

[1]                      Escludendo costi aggiuntivi di distribuzione stimati al 30%

[2]                      In Germania le energie rinnovabili rappresentano il 33% della produzione elettrica totale

[3]                      Per la clientela residenziale