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Economia circolare: un viaggio con destinazione sostenibilità

Capgemini
2023-01-17

L’economia circolare è un nuovo modello di business che si contrappone all’attuale economia lineare. Quest’ultima prevede un alto consumo di risorse naturali ed energia, producendo rifiuti in grandi quantità durante tutto il ciclo di vita dei prodotti e servizi.

Economia circolare: cos’è e come funziona

L’economia circolare consiste nel ridurre in modo significativo la material footprint delle aziende attraverso 3 leve:

  • Riduzione della domanda di energia e materie prime nella fornitura;
  • Riutilizzo dei prodotti massimizzando il loro uso (ad esempio economia di funzionalità) e prolungando la durata del loro ciclo di vita (ad esempio riparazione, restauro, vendita di prodotti ricondizionati);
  • Riciclo dei prodotti, dei componenti e dei materiali per reinserirli nei percorsi di recupero dei rifiuti, limitandone lo smaltimento e i conseguenti impatti negativi sull’ambiente.

Oggi, circa il 9% dell’economia globale è circolare[1]: una cifra relativamente bassa, considerando che 100 miliardi di tonnellate di materiali vengono estratti ogni anno.

In questo contesto l’Italia è un esempio virtuoso, con un tasso di utilizzo circolare di materia pari al 21,6% (fonte: Rapporto sull’Economia Circolare in Italia), in “pole position” rispetto a una media europea del 12,8%.


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Transizione ecologica: i fattori che condizionano le aziende

Ogni settore ha diverse esigenze e opportunità, ma le condizioni attuali richiedono un’azione immediata in termini di transizione ecologica.

I motivi principali che spingono le aziende verso la transizione all’economia circolare sono:

  • l’intolleranza del territorio a ogni forma di inquinamento;
  • la mancanza di aree disponibili per lo smaltimento dei rifiuti;
  • l’incremento della dipendenza del sistema produttivo alle forniture di materie prime critiche (CRMs) e di componenti dall’estero;
  • l’esigenza di ridurre le emissioni di CO2 “Scope 3”.

Le aziende hanno la responsabilità di trasformare le loro modalità di produzione e di utilizzo dei prodotti per soddisfare la sempre più crescente domanda di servizi “green” da parte dei consumatori.

Economia circolare: un cambio di mentalità

La domanda della Pubblica Amministrazione in Italia – Green Public Procurement (GPP) – sta fortemente influenzando la presenza di circolarità nelle forniture. Viene privilegiato – attraverso i Criteri Ambientali Minimi (emanati n° 18 Decreti CAM) – l’acquisto di prodotti e servizi con soluzioni innovative nei materiali e nella progettazione. In questo modo le aziende garantiscono la massima estensione della vita utile dei beni e il loro reinserimento nei cicli produttivi con minori sprechi e minori impatti ambientali.

La concorrenza si sta intensificando: interi settori, concorrenti storici e nuovi attori hanno già intrapreso iniziative di economia circolare. È quindi consigliabile ripensare le proprie attività su tutta la catena del valore perché c’è il rischio di perdere quote di mercato, oltre a non raggiungere i traguardi di sostenibilità ambientale comunicati agli stakeholder. Si stima che l’applicazione di modelli di business circolari può ridurre del 39%[2] le emissioni GHG globali.

A ciò si aggiunge la questione dell’esaurimento delle risorse, un fatto che ostacola le aziende nel creare valore economico dalle proprie attività nel medio e lungo periodo, sollevando importanti questioni di sovranità delle forniture. Sta già accadendo in questo periodo a causa dei conflitti esistenti nelle aree di produzione delle materie prime e dei componenti elettronici.

L’economia circolare può ridurre del 28% l’utilizzo di materie prime vergini attivando i circuiti di recupero dei materiali, aumentando la resilienza della supply chain e limitandone il rischio di continuità di approvvigionamento e di fluttuazione dei prezzi.

In definitiva, questo modello richiede un cambiamento di mentalità delle aziende sulla nozione di plusvalore del prodotto, che assume un nuovo significato con l’introduzione di modelli economici alternativi caratterizzati da:

  • transizione dalla vendita dei prodotti all’erogazione di servizi;
  • attivazione di catene di fornitura territorialmente limitrofe e controllate;
  • estensione della vita dei prodotti;
  • innovazione tecnologica per la creazione di valore dai materiali a fine vita.

Il Ministero della Transizione Ecologica (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha indicato la strada per lo sviluppo dell’economia circolare nel documento “Strategia nazionale per l’Economia Circolare – Linee Programmatiche per l’aggiornamento 30/09/2021”, condividendo le linee guida internazionali.


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Transizione ecologica: cosa ci si aspetta dalle aziende

Le imprese possono agevolare la transizione verso un modello di business circolare agendo su alcuni principi aziendali. Ci si aspetta che incoraggino il cambiamento verso esempi di consumo responsabili, offrendo alternative non vincolanti per gli utenti in termini di costi, qualità, accessibilità e praticità d’uso.

Occorre anche ripensare il modello imprenditoriale attraverso la creazione di una value chain, che non si limiti alla vendita del prodotto/servizio; deve valorizzare i materiali alla fine del loro uso attivando “close loop” sotto il suo controllo oppure “open loop” attraverso la creazione di ecosistemi aperti con partnership consolidate.

Tutto ciò può avvenire solo modificando la gestione delle aziende in termini di governance, di consapevolezza interna e di rafforzamento del ruolo dell’ingegneria di prodotto, attuando una strategia aziendale funzionale all’economia circolare.

Le imprese devono investire in crescita delle competenze coinvolgendo diverse funzioni aziendali (ad esempio Ingegneria, Acquisti, Logistica, Qualità, Garanzia, Comunicazione) in percorsi formativi specifici in ambito di economia circolare.

L’accesso alle capacità tecnologiche, infrastrutturali e digitali abilita nuovi modelli di economia circolare su larga scala. A tal fine, le regole per la misurazione della circolarità sono definite attraverso la specifica tecnica UNI/TS 11820.

Il progetto Capgemini per la transizione ecologica

La nostra idea di Piano di Azione 2023 – 2025 per la transizione verso la circolarità delle organizzazioni si basa sui seguenti principi:

  • Approvvigionamento sostenibile: sia nella scelta dei materiali (privilegiando quelli provenienti da circuiti di recupero) che nei progetti di reverse logistics;
  • Eco-design: comprese tutte le implicazioni sul ciclo di vita del prodotto in una logica di miglioramento in termini di disassemblaggio, riparabilità e riciclabilità;
  • Prolungamento della vita dei prodotti: attraverso riparazione, ristrutturazione o rilavorazione, oltre all’attivazione di piattaforme per la disponibilità di materiali ricondizionati e di recupero nel mercato;
  • Approccio al principio del Product-as-a-Service: come economia funzionale, noleggio o leasing;
  • Innovazione tecnologica e di infrastrutture: per il riciclaggio e recupero dei rifiuti;
  • Tracciabilità dei prodotti (Digital Product Passport): oltre la loro virtualizzazione attraverso modelli digitali (Digital Twin);
  • Attivazione di partnership: per la realizzazione dei cicli di circolarità (open loop/close loop) coinvolgendo attori differenti appartenenti al mondo della ricerca e sviluppo, della logistica, della finanza e della trasformazione.

Economia circolare: 3 case study di successo

Snam opera nell’economia circolare, attraverso la controllata Snam4Environment, attraverso la quale il gruppo sviluppa impianti di biometano da FORSU (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) e da biomasse agricole e agroindustriali[3]. Non è la sola ad aver investito sulla transizione ecologica: Gruppo HERA metterà quasi metà dei 2,5 miliardi di euro di investimenti a valore condiviso previsti entro il 2025 per “Rigenerare le risorse e chiudere il cerchio”. In tale ambito si inserisce l’economia circolare i cui investimenti mirano anche a intercettare le opportunità del PNRR.

Infine Gridspertise ha investito in uno smart meter di nuova generazione caratterizzato da “circular by design”. Si tratta di un prodotto che riutilizza il materiale plastico recuperato dalla dismissione dei meter di prima generazione. Ciò garantisce una riduzione delle emissioni di CO2 e un significativo risparmio di utilizzo di materie prime.

Non solo sostenibilità: economia circolare e nuove potenzialità

In definitiva vogliamo chiederci: si può davvero essere ottimisti? Sì, l’economia circolare stimola la creazione di nuovi business model che offrono benefici che vanno ben oltre quelli meramente ambientali. Infatti, il potenziale in termini di entrate è stimato intorno a 10 miliardi di dollari nel 2030 (con una crescita dello 0,5% del PIL mondiale) e si prevede la creazione di 700.000 posti di lavoro legati a questo settore in Europa entro lo stesso anno.

A tal fine il Governo Italiano, con il DL Semplificazioni di luglio 2020, ha identificato SACE come attuatore del Green New Deal italiano attraverso un nuovo programma di coperture beneficianti dedicato a tutte le aziende italiane che intendano finanziare progetti green. Dovranno rispondere ai criteri della tassonomia europea (DNSH), fra i quali figura proprio la transizione verso un’economia circolare. Da dicembre 2020 a giugno 2022, SACE ha supportato 167 operazioni (di cui l’84% verso imprese mid-corporate e piccole imprese), per un importo finanziato pari a 5.277 milioni di euro e impegno garantito pari a 3.044 milioni di euro.

Stiamo quindi entrando in una fase di accelerazione. Le tecnologie sono ormai abbastanza mature per dare risultati rapidi e su larga scala ottimizzando le prestazioni dei prodotti (ad esempio modularità, tracciabilità, connettività, recuperabilità), delle operations (ad esempio automazione di processo/robotica, manutenzione preventiva, assistenza da remoto) e dei sistemi (ad esempio virtualizzazione, modellazione, gestione dei flussi e degli asset). Oggi spetta solo alle aziende cogliere questa importante opportunità.

[1] The Circularity Gap Report 2022, Circle Economy
[2] Intelligent Industry: The Rise of Circularity, Capgemini Invent
[3] 5° Rapporto sull’economia circolare in Italia 2022, Circular Economy Network

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