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I cittadini di tutto il mondo desiderano città più smart e sostenibili

27 lug 2020
  • I cittadini danno molta importanza alla sostenibilità urbana, tanto che il 42% di loro lascerebbe la propria città a causa dell’inquinamento
  • Più di un terzo degli intervistati dichiara di essere disposto a pagare di più per servizi digitali migliori
  • Le iniziative di smart city stanno aiutando i funzionari comunali nella gestione della pandemia da COVID-19

Milano, 27 luglio 2020 – La vita in città non soddisfa le crescenti aspettative dei cittadini nell’era digitale. È quanto emerge dal nuovo report del Capgemini Research Institute, al quale hanno contribuito 10.000 cittadini e oltre 300 funzionari comunali di 58 città in 10 paesi. Lo studio evidenzia che molti cittadini non sono contenti dell’attuale situazione della città in cui vivono e sono pronti a trasferirsi in una più evoluta dal punto di vista digitale. In media, il 40% dei residenti potrebbe lasciare la propria città a causa di una serie di punti di debolezza, tra cui un sentimento di delusione legato ai mancati avanzamenti in ambito digitale.

Il report, dal titoloStreet Smart: Putting the citizen at the center of smart city initiatives”, evidenzia che più della metà dei cittadini (58%) ritiene che le smart city siano sostenibili e che assicurino una migliore qualità dei servizi (57%). Questo spiega perché più di un terzo degli intervistati (36%) è disposto a pagare di più per ottenere una migliore esperienza urbana. Tuttavia, esistono importanti sfide all’implementazione di questi servizi digitali, in particolare in termini di dati e di finanziamenti.

La ricerca ha rilevato che solo un funzionario comunale su dieci dichiara la propria città in una fase avanzata del processo di conversione in una smart city[1], mentre meno di un quarto (solo il 22%) ha iniziato a mettere in pratica iniziative in ambito smart city: una sfida alquanto particolare, dato che si prevede che due terzi della popolazione mondiale vivrà in una città entro il 2050, e che il numero di megalopoli[2] è destinato a passare dalle 33 di oggi a 43 entro il 2030[3]. Inoltre, a livello globale, il numero di cittadini che desidera vivere in una smart city è in forte crescita, per cui un approccio che ne acceleri l’adozione sarebbe ben accolto.

La chiave per sbloccare una vita urbana migliore

Secondo il report, chi vive in città dà sempre più valore alla sostenibilità. I cittadini ritengono che sfide come inquinamento (42%) e mancanza di iniziative di sostenibilità (36%) siano tra le principali preoccupazioni che potrebbero spingerli a trasferirsi altrove. Tuttavia, il 42% dei funzionari comunali afferma che l’implementazione delle iniziative di sostenibilità ha subito ritardi negli ultimi tre anni, mentre il 41% sostiene che le loro città non saranno più sostenibili entro i prossimi 5-10 anni a causa della mancata adozione della tecnologia digitale.

Se da un lato le iniziative in ambito smart city possono portare a miglioramenti nei servizi urbani, il report rileva che la percezione è un elemento fondamentale e che i benefici non sono limitati solamente a risultati tangibili. I cittadini che utilizzano servizi in ambito smart city sono infatti più soddisfatti della qualità della loro vita in città, tanto che, ad esempio, il 73% dichiara di essere più soddisfatto in termini di fattori legati alla salute come la qualità dell’aria. Tuttavia, il dato scende bruscamente al 56% tra coloro che non hanno utilizzato questo tipo di servizi. Più di un terzo dei cittadini (36%) è disposto a pagare di più per vivere in una città “intelligente”, cifra che aumenta tra gli intervistati più giovani e più abbienti: il 44% per i millennial, il 41% per gli appartenenti alla Generazione Z[4] e il 43% per quelli con un reddito annuo superiore a 80.000 dollari.

Dati e finanziamenti sono necessari per superare le sfide all’implementazione

Sebbene le smart city possano risolvere alcune delle tradizionali problematiche delle città, come trasporto pubblico e sicurezza, esistono sfide rilevanti alla loro implementazione. I dati sono fondamentali per l’ottimizzazione delle smart city, eppure il 63% dei cittadini di tutto il mondo afferma che la privacy dei propri dati personali sia più importante di una maggiore qualità dei servizi. Al contempo, quasi il 70% dei funzionari comunali dichiara che la raccolta di finanziamenti per la transizione verso le smart city rappresenta una delle sfide più difficili da superare, con il 68% che afferma di incontrare delle difficoltà ad accedere e a costruire le piattaforme digitali necessarie per sviluppare iniziative in ambito smart city. Dal punto di vista dei cittadini, il 54% pensa che le BigTech offrirebbero servizi urbani migliori di quelli attualmente esistenti.

Matthias Wieckmann, Head of Digital Strategy, Città di Amburgo, ha affermato: “Quando si prende in considerazione un’iniziativa in ambito smart city, è meglio iniziare con casi d’uso di piccole dimensioni che possono essere testati prima dell’implementazione su larga scala, garantendo visibilità e fattibilità ai finanziamenti. Le soluzioni più piccole aiuteranno i funzionari comunali che hanno intrapreso da poco un percorso di smart city a innovare più velocemente e, di conseguenza, vanno preferite a soluzioni più grandi e articolate. In questo modo diventa anche più facile ottenere l’approvazione, il sostegno e il finanziamento dei progetti”.

Le smart city aiutano a gestire la crisi da COVID-19

Le smart city possono aiutare ad affrontare una pandemia: dal report si evince infatti che mentre il mondo affronta il COVID-19, i funzionari comunali stanno usando la tecnologia per gestire alcune delle sfide legate al virus. Il 68% dei funzionari comunali ha appurato che iniziative digitali come app che collegano le persone alle strutture sanitarie o permettono di monitorare i pazienti da remoto sono di supporto nella gestione della crisi. La città di Bangalore, in India, ha convertito il suo command center in una “war room” per seguire i pazienti ed elaborare piani di contenimento utilizzando le heat map.[5] A Roma, il personale dell’aeroporto sta utilizzando caschi intelligenti con realtà aumentata e scanner termici per effettuare i controlli su più passeggeri contemporaneamente, mantenendo al contempo la distanza di sicurezza.[6]

L’accelerazione nell’implementazione richiede una stretta collaborazione tra i principali stakeholder

Le tecnologie innovative, e i fondi per progettarle e implementarle, non creano da sole una smart city. È fondamentale una collaborazione tra tutti gli stakeholder: funzionari comunali, cittadini e terze parti come startup, istituti accademici o fondi di venture capital. La raccomandazione per i funzionari comunali è di adottare un approccio in tre fasi:

  • Creare una vision in tema smart city basata su sostenibilità e resilienza;
  • Darsi la possibilità di agire come imprenditori e allo stesso tempo garantire la protezione dei dati e la fiducia dei cittadini;
  • Costruire una cultura dell’innovazione e della collaborazione con cittadini ed enti esterni.

Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia, ha affermato: “La percezione e lo status delle smart city sono diventati un importante fattore di differenziazione per i cittadini. Per urbanisti e funzionari è essenziale capire che i cittadini sono la risorsa più “smart” di cui dispone una città e che devono quindi essere messi al centro delle iniziative in ambito smart city. È necessario garantire che la tecnologia dia alle persone l’esperienza e la qualità di vita che desiderano e di cui hanno bisogno. Attraverso un processo di conversione in smart city, le città eviteranno che i loro abitanti si trasferiscano, migliorando quindi il proprio percorso di digitalizzazione e beneficiando della disponibilità dei cittadini a investire nella città in cui abitano. Inoltre, le iniziative smart consentono alle città di essere più resilienti a sfide come la pandemia da COVID-19, ma per raggiungere questo obiettivo è fondamentale una stretta collaborazione tra l’ambiente dei dati e gli stakeholder della città, costruendo le fondamenta per una città che ha alla base sostenibilità e protezione dei dati, senza rinunciare al proprio DNA”.

Per scaricare una copia completa del report cliccare qui.

Metodologia di ricerca

Il Capgemini Research Institute ha intervistato oltre 10.000 cittadini e 310 funzionari comunali di 58 città in 10 paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia, Spagna, Svezia, India e Singapore.

[1] Per questa ricerca Capgemini ha utilizzato la definizione di smart city elaborata dalla Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite: “Una smart city sostenibile è una città innovativa che utilizza le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e altri mezzi per migliorare la qualità della vita, l’efficienza dei servizi e la competitività, soddisfacendo al contempo esigenze delle generazioni presenti e future per quanto riguarda gli aspetti economici, sociali, culturali e ambientali”.

[2] Una megalopoli è una città di grandi dimensioni, con una popolazione solitamente superiore ai 10 milioni di abitanti.

[3]68% of the world population projected to live in urban areas by 2050, says UN”, ONU, maggio 2018.

[4] I millennial (noti anche come Generazione Y) includono tutti i nati tra i primi anni ’80 e la fine degli anni ’90. Si tratta della generazione successiva alla Generazione X e precedente alla Generazione Z, che include i nati a partire dall’anno 2000.

[5]45 smart city command and control centers turn into COVID-19 war rooms”, The Economic Times, marzo 2020.

[6]Italian airport leads Europe in adopting AR thermal scanning helmets”, Venturebeat, maggio 2020.